
La tesi centrale di questo libro è che il principale responsabile del divario che si è aperto tra il pubblico e i compositori dell'ultimo secolo sarebbe la
dodecafonia, che avrebbe abrogato non solo la coloritura armonica e gli sviluppi melodici, ma anche la stimolazione di reazioni fisiche ed emotive, privilegiando l'innovazione a ogni costo a scapito della bellezza. Per sostenere la tesi, l'autore,
Andrea Frova, professore di Fisica Generale e docente di Acustica Musicale, cita una serie di risultati scientifici relativi alla nostra percezione soggettiva della musica, che vanno dalla formazione del suono negli strumenti musicali - tra cui anche la voce umana - all'analisi delle informazioni musicali che giungono al nostro cervello.
Un lavoro che viene citato - molto interessante per chi abbia delle nozioni di musica e matematica - è il primo articolo di carattere musicale pubblicato dalla prestigiosissima rivista scientifica
Science nel 2006:
THE GEOMETRY OF MUSICAL CHORDS.
Frova usa un linguaggio immediato, diretto e comprensibile. La prima del libro espone, senza tecnicismi, la nascita del sistema dell'armonia tonale e la sua evoluzione storica. Non richiede paticolari competenze musicali o matematiche.
Leggendolo ho migliorato le mie conoscenze in fatto fisica dei suoni ma sulla fisica del mio amato trombone. Ho appreso inoltre di correnti musicali del '900 che non avevo mai sentito neppure nominare:
musica microtonale,
musica aleatoria,
musica algoritmica,
musica concreta,
rumorismo, puntillismo, musica dell'immaginario cosmico, musica politicamente condizionata.
Altra citazione interessante è quella dell'
organo naturale di Paolo Diodati basato sull'emissione acustica nelle rocce presso il vulcano di
Stromboli.
Particolarmente stimolante per me è risultato anche l'articolo di Zanette che viene citato nel libro:
Zipf's law and the creation of musical context. Avevo lavorato con la legge di Zipf durante la mia attività di ricerca nell'ambito dell'
Information Retrieval.
Il contesto della legge di Zipf è quello dell'analisi di un testo, ad esempio un romanzo. Se si ordinano i termini a seconda del loro numero di occorrenze nel testo, al primo posto ci sarà il termine che occorre più spesso. Semplificando, Zipf dice che se n(r) è il numero di occorrenze del termine che sta al posto r nella classifica, quando r è sufficientemente grande vale la relazione n(r)~1/r. Quindi il termine che sta al centesimo posto dovrebbe occorrere con una frequenza circa 10 volte maggiore rispetto al termine che sta al millesimo posto. Zanette trasporta in musica il modello di Zipf e introduce il contesto musicale definendo l'equivalente di un termine testuale come una nota caratterizzata da altezza e durata. In questo contesto analizza quattro composizioni di: Bach, Mozart, Debussy e Schönberg e mostra che da un punto di vista funzionale tutte seguono la legge di Zipf, però sussistono delle differenze da un punto di vista quantitativo: il pezzo dodecafonico di Schönberg dà luogo a risultati molto diversi da quelli di tutte le altre composizioni indicando la presenza di un lessico poco compatto e di un contesto instabile.