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Complessivamente il XIII secolo rappresenterà un momento di svolta per l’Europa occidentale. È infatti in questo secolo che la cultura matematica latina torna a rivaleggiare con quella delle altre civiltà per il livello dei suoi risultati.
Ma la svolta non riguardò solo la cultura matematica. Molte delle più famose università vennero fondate proprio in quel periodo. E in quei luoghi venivano insegnate la filosofia e la scienza aristoteliche, recuperate da un lungo oblio proprio attraverso le traduzioni dall'arabo.
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Anche nel secolo successivo, il XIV, si registrano alcuni significativi progressi nella matematica. Uno di essi fu l'intuizione di quella che oggi descriviamo come rappresentazione grafica di una funzione. Cioè la rappresentazione in una figura, o grafico, del modo in cui varia una certa quantità a fronte della variazione di un'altra quantità correlata. La paternità di tale intuizione è contesa tra Giovanni da Casale (1320 – 1374 circa) e Nicole Oresme (1323 – 1382). Quest'ultimo riuscì addirittura ad ottenere l'equazione della retta, precedendo così Cartesio di circa tre secoli.
Un altro progresso del XIV secolo è quello relativo all'idea di prendere in considerazione anche delle somme di un numero infinito di addendi.
Quello della considerazione e dell'accetazione del concetto di infinito fu uno dei pochissimi passi avanti rispetto ai greci avvenuti nel medioevo. È noto infatti che gli antichi greci abborrivano l'infinito. L'idea di questa estensione concettuale partì soprattutto dai filosofi scolastici e aprì la strada per l'appunto ad un'infinità di nuovi sentieri matematci futuri ancora inesplorati.
Uno di questi primi sviluppi fu la considerazione delle somme di un numero infinito di addendi, successivamente denominate serie numeriche. Qualcuno potrebbe obiettare: ma che interesse ha considerare le somme di un numero infinito di addendi? Il risultato non è sempre infinito? No, non lo è.
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