Nel precedente commento su "Noi e i numeri" di Luisa Girelli abbiamo visto alcune esperimenti che motravano sorprendenti capacità di alcuni animali di rappresentare la numerosità in modo astratto”.
Il tema di oggi è invece la rappresentazione dei numeri nel cervello umano.
"Secondo quanto proposto da Stanislas Dehaene la nostra mente rappresenta i numeri in tre diversi codici: il codice visuo-arabo, che rappresenta i numeri come stringhe di cifre (ad esempio 235), il codice uditivo-verbale che rappresenta i numeri come sequenze sintatticamente organizzate di parole (ad esempio duecentotrentacinque) e un codice analogico di grandezza, in cui i numeri sono rappresentati come porzioni di attivazione lungo un’ipotetica linea numerica mentale.
In questa prospettiva, ogni codice sarebbe deputato a specifici compiti di elaborazione numerica. Il codice visuo-arabo sarebbe reclutato nella soluzione di calcoli complessi o per recuperare informazioni relative alla parità di un numero, il codice uditivo-verbale sarebbe impiegato nel conteggio ma anche nel recupero dei «fatti aritmetici», e in ultimo il codice analogico di grandezza sarebbe impiegato in tutti i compiti che richiedono la comprensione delle quantità associate ai numeri tra cui, ad esempio, la comparazione numerica o la stima di quantità. Solo quest’ultimo codice contiene informazioni sulla quantità rappresentata da un simbolo numerico ma, per sua stessa natura, tali informazioni sono approssimative. Questa rappresentazione sarebbe la base di quella sensibilità innata alla numerosità che ereditiamo dal mondo animale e che guida l’apprendimento della matematica formale. Ciò che rende la tesi di Dehaene particolarmente convincente è averne offerto un articolato modello neuro-anatomico, vale a dire aver associato, sulla base di moltissimi dati clinici e sperimentali, l’elaborazione di ogni singolo codice e dei rispettivi compiti numerici a un preciso distretto neurale.
L’emisfero sinistro, e in particolare le aree connesse al linguaggio, sarebbero deputate all’elaborazione del codice numerico uditivo-verbale, mentre gli altri due codici recluterebbero circuiti rappresentati in entrambi gli emisferi. Il codice visuo-arabo sarebbe elaborato a livello delle aree occipito-temporali, prossime alle regioni cerebrali che sappiamo essere cruciali per l’analisi della forma degli stimoli visivi; il codice analogico di quantità troverebbe invece il suo correlato neurale nella parte inferiore del lobo parietale di entrambi gli emisferi. Non sorprende in fondo che un’abilità complessa come quella matematica si realizzi attraverso l’attivazione di un’articolata rete neurale che si estende nei due emisferi cerebrali e che sembra caratterizzata da un alto grado di modularità: ogni circuito opera in modo autonomo, automatico e dominio-specifico, vale a dire che opera su un unico tipo di informazioni."
Noi e i numeri di Luisa Girelli
Il tema di oggi è invece la rappresentazione dei numeri nel cervello umano.
"Secondo quanto proposto da Stanislas Dehaene la nostra mente rappresenta i numeri in tre diversi codici: il codice visuo-arabo, che rappresenta i numeri come stringhe di cifre (ad esempio 235), il codice uditivo-verbale che rappresenta i numeri come sequenze sintatticamente organizzate di parole (ad esempio duecentotrentacinque) e un codice analogico di grandezza, in cui i numeri sono rappresentati come porzioni di attivazione lungo un’ipotetica linea numerica mentale.
In questa prospettiva, ogni codice sarebbe deputato a specifici compiti di elaborazione numerica. Il codice visuo-arabo sarebbe reclutato nella soluzione di calcoli complessi o per recuperare informazioni relative alla parità di un numero, il codice uditivo-verbale sarebbe impiegato nel conteggio ma anche nel recupero dei «fatti aritmetici», e in ultimo il codice analogico di grandezza sarebbe impiegato in tutti i compiti che richiedono la comprensione delle quantità associate ai numeri tra cui, ad esempio, la comparazione numerica o la stima di quantità. Solo quest’ultimo codice contiene informazioni sulla quantità rappresentata da un simbolo numerico ma, per sua stessa natura, tali informazioni sono approssimative. Questa rappresentazione sarebbe la base di quella sensibilità innata alla numerosità che ereditiamo dal mondo animale e che guida l’apprendimento della matematica formale. Ciò che rende la tesi di Dehaene particolarmente convincente è averne offerto un articolato modello neuro-anatomico, vale a dire aver associato, sulla base di moltissimi dati clinici e sperimentali, l’elaborazione di ogni singolo codice e dei rispettivi compiti numerici a un preciso distretto neurale.
L’emisfero sinistro, e in particolare le aree connesse al linguaggio, sarebbero deputate all’elaborazione del codice numerico uditivo-verbale, mentre gli altri due codici recluterebbero circuiti rappresentati in entrambi gli emisferi. Il codice visuo-arabo sarebbe elaborato a livello delle aree occipito-temporali, prossime alle regioni cerebrali che sappiamo essere cruciali per l’analisi della forma degli stimoli visivi; il codice analogico di quantità troverebbe invece il suo correlato neurale nella parte inferiore del lobo parietale di entrambi gli emisferi. Non sorprende in fondo che un’abilità complessa come quella matematica si realizzi attraverso l’attivazione di un’articolata rete neurale che si estende nei due emisferi cerebrali e che sembra caratterizzata da un alto grado di modularità: ogni circuito opera in modo autonomo, automatico e dominio-specifico, vale a dire che opera su un unico tipo di informazioni."
Noi e i numeri di Luisa Girelli