Nel mio albero genealogico, ricostruito a memorie di nonni, bisogna
risalire alla settima generazione per trovare qualcuno che non fosse nato nel paese della Sabina dove sono nato anch'io: il nonno del nonno di mio nonno. Un tale Ubaldo, venuto da Scheggia, nelle Marche, nei primi anni del XIX secolo.
Fino alla generazione dei miei nonni tutti sono stati impegnati sempre nelle stesse attività; e cioè, lavorare la terra, pascolare il bestiame e allevare la prole.
A 4 anni ero un bambino tranquillo, affascinato dalle stelle. I miei capelli erano biondi e il mio cielo era quello azzurro di una giornata invernale di tramontana.
A 7 anni ero molto irrequieto, volevo fare l'astronauta, sognavo una casa con l'organo e il mio cielo era pieno di cirri.
A 12 anni ero prepotente, i miei capelli erano castani e ribelli e volevo fare l'ingegnere elettronico.
A 15 anni volevo fare il trombonista, vagheggiavo eroiche storie d'amore, i miei capelli erano rasati e il mio cielo cominciava ad incupirsi.
A 17 anni volevo fare il teologo o il compositore e vagavo tra alfabeto ebraico e semicrome. A 19 anni volevo fare l'astrofisico, i miei capelli erano da bravo ragazzo ed ero misogino.
A 20 anni mi trasferii a Roma, volevo fare il matematico, ero estremamente insicuro e il mio cielo era quello tenebroso di una giornata novembrina di libeccio.
A 24 anni volevo fare il cameriere a Londra, avevo la chioma leonina e il barbone da autonomo, cominciavo ad amare le donne e le esperienze psichedeliche e il mio cielo cominciava a schiarirsi.
A 25 anni volevo fare il logico-matematico e nel mio cielo spirava il grecale. A 26 lavoravo in azienda e i miei capelli erano più corti. A 27 facevo il dottorando e la chioma ricresceva. A 28, nauseato, tornavo in azienda.
A 29 anni conobbi l'amore e il mio cielo era quello stellato di fine agosto rinfrescato da una piacevole brezza di ponentino.
A 30 mi sono trasferito in Germania ed ero curioso e volenteroso. A 31 mi sono sposato con la mia cara Zucchero e il ponentino si tramutava in un soffio di maestrale in un cielo di settembre. A 35 il maestrale cresceva gonfiando il cielo di nubi e arruffando la mia chioma leonina.
A 36 anni un uragano portava via la mia chioma. A 37 l'arcobaleno si dispiegava sui miei pochi crini rimasti.
A 38 il mio cielo è quello di una giornata di temporali estivi e vorrei lavorare la terra, pascolare il bestiame e allevare la prole.
Ricongiungimenti
L'esperimento
U carrozzo'
Se non sono gigli son pur sempre figli, vittime di questo mondo
25 commenti:
Caro Dioniso,
allevare la terra, pascolare il bestiame, allevare la prole sono le cose che vorrei fare anche io alla tua stessa età. Forse per ora dovremmo cercarci una bella edizione delle Bucoliche di Virgilio. Mi ricordo di aver letto dei passi bellissimi.
Complimenti per la tua autobiografia: dolce, malinconica, esaltante.
PS: ho visto che stai leggendo Le Particelle Elementari e sapevo che il libro e l'autore sono molto controversi. Recentemente dal film è stato tratto un film anch'esso molto controverso. A te come sembra il libro?
Lo sapevo che avresti condiviso questo mio desiderio ;-)
Per quanto riguarda Le Particelle Elementari, ho evitato di leggere qualsiasi critica, come faccio di solito, per cercare di farmi un'opinione il piu' possibile personale. Me lo consiglio' qualche anno fa un mio amico Polacco. Di piu' non so e non voglio sapere. Posso solo dirti che finora ho letto 70 pagine e ho cominciato a trovarlo molto interessante sin dalle prime pagine. Ci sono delle analisi e categorizzazioni storico-socio-culturali molto acute. Purtroppo non sono riuscito ad evitare di sapere che libro e autore sono molto controversi, come tu dici. Quindi ora mi aspetto delle inquietanti sorprese da un momento all'altro.
Magari quando l'avro' finito scrivero' una mia recensione.
che dolce autobiografia, leggera e dolente al tempo stesso...la terra, il bestiame, la pioggia, il vento, il cielo...fanno parte di noi e a loro ritorniamo.
Grazie dell'apprezzamento Stregazelda. L'idea di scriverla mi e' venuta durante una camminata nel bosco. Ho notato che queste mie camminate trasmettono sempre un po' di energia ai miei tre neuroni.
E' da ieri che penso a questo post. Non volevo commentarlo: sento un profondo senso di amarezza per la vita, per la parte che siamo chiamati a recitare in questa maledetta, breve commedia/tragedia senza un fine. Ognuno di noi si porta dentro dei segni invisibili agli altri, ma profondi. Chi più gravi chi meno. Tu hai scritto dei tuoi capelli: bastano da soli a spiegare l'inutile sofferenza a cui siamo sottoposti, la rabbia per un Dio che non credo esista. Che nessuno venga a parlarmi di imperscrutabilità dei disegni divini o di segni dell'amore di Dio verso i figli prediletti.
Ciao Rogge, parlami delle tue esperienze psichedeliche...
A parte gli scherzi, hai scritto delle righe bellissime.
Comunque dici che vuoi pascolare il bestiame perchè non hai una Moto Guzzi...!
A proposito, forse ad Agosto veniamo su in moto!
Eugenio, spero di non averti rattristato. Sono d'accordo con quello che scrivi... e Zucchero lo è ancora di più.
Sebastiano, te ne parlerò in privato durante la nostra festa d'estate ;-)
@dioniso: stai tranquillo. E solo che certe cose sono impossibili da accettare. Almeno per me. Per quello che posso, vado avanti con tutte le forze e i mezzi che questa vita ci mette a disposizione e con le gioie che da soli possiamo procurarci: e spesso queste gioie sono proprio le persone che ci sono più vicine. Teniamocele salde a noi.
P.S. Altre gioie vengono da una casetta in campagna e le piccole cose che riusciamo a fare in quei posti.
... tipo una tavolata ricca di amici, cibi gustosi e bavande inebrianti.
Carissimo Dioniso,
mi sono commossa...
un abbraccio
Oh! Che onore! Il primo commento di Eva Kant sul mio blog!
Benvenuta!
Se ti sei commossa allora ti faccio parlare con Zucchero :-)
Mi sa che sono lacrime, quelle che riempiono i miei occhi in questo momento...
Uno dei post più belli che abbia mai letto.
Ciao eulinx,
Grazie mille per il complimento.
Un saluto.
lo avrò letto cinque volte... è sempre la stessa emozione se non più forte... grazie Dioniso!
potresti dirmi che cosa significa "reca"? esempio: "La cosa mi reca dispiacere"...
Ciao pati,
grazie a te!
Nel caso da te citato, recare equivale a "produrre in me", "procurare" "suscitare". "La cosa mi reca dispiacere", "La cosa mi suscita dispiacere", "La cosa mi procura dispiacere".
Qual'e' l'equivalente spagnolo?
Pero' puo' anche significare "andare": "mi sono recato da Pati" = "sono andato da Pati".
Un saluto.
Ho capito... allora se dico "sempre mi reca la stessa emozione" lo dico bene, no?
L'equivalente sarebbe: "me produce" "producir" "suscitar" " esto me produce disgusto"
Grazie mille Dioniso!
Un saluto
Quasi. Forse metterei il "sempre" dopo. "mi reca sempre la stessa emozione". Pero' non e' molto usato nel parlato
adesso altra domanda je je... ho notato che non meti mai l'accento ma l'apostrofo, perchè?
perche' il mio portatile ha una puta ;-) tastiera americana che non ha accenti
jajaja allora enigma risolto!!
spero che la mia domanda riferita ai figli non ti abbia disturbato... si è così ti prego di scusarmi!
No, no te preocupes, no me ha molestado.
Una pregunta. El arroz Bomba para la paella es muy diferente del arroz italiano para el risotto? Porque no se si aqui puedo encontrar el arroz Bomba.
No Dionisio, no es igual. No obstante puedes probar y ver como sale... no hay tiendas españolas? Seguro que una tiene que haber, infórmate. Bomba es el tipo de arroz, pero con que sea "redondo" basta... o sino prueba con Langkornreis! Que pena no vivir en Alemania, te lo llevaría yo!!
Pruebo a preguntarlo a un colega madrileño.
Ho avuto modo di leggere solo inizio della sua biografia, trovandola molto carina, spero (tempo permettendo)di leggerlo con piú calma.
Anche se post é datato da piú di mezzo anno, mi sono permessa lo stesso di lasciare commento.
Un saluto
Gaby
Ciao Gaby, benvenuta sul mio blog. Mi fa piacere che la mia biografia ti sia piaciuta. Mi farà piacere anche se vorrai tornare a visitarmi e a commentarmi.
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