Condivido un nuovo brano tratto da "Finitudine: Un romanzo filosofico su fragilità e libertà" di Telmo Pievani, filosofo epistemologo.
"Il progresso è dunque relativo, instabile, imprevedibile, incerto. Possiamo fare affidamento su di esso fino a un certo punto, mai fideisticamente. È una sfida incessante, non una consolazione. Un’immortalità a intermittenza. Potremmo dirci pessimisti, ma non per questo rinunciatari. O ancor meglio, ottimisti, ma con beneficio d’inventario. Non possiamo aver fede nel migliore dei mondi possibili, ma nemmeno consegnarci a un nichilismo angoscioso. Teniamoci stretta l’ambizione, di impronta illuministica, per cui comprendendo il mondo attraverso la scienza potremo migliorare la condizione umana, affrancandola anche dai suoi vincoli naturali. Ma non facciamo del progresso una trionfale filosofia della storia. Solo un folle può infatti pensare che l’uomo, grazie alla scienza e alla tecnica, possa impadronirsi una volta per tutte della natura e plasmarla a suo piacimento. Eppure, di quella follia sono pieni i nostri anni. Fare un uomo nuovo dentro una natura nuova è l’incubo dei totalitarismi, è il crimine del lamarckismo di Stato staliniano che ha procurato miseria, carestia, fame e morte per stenti a milioni di innocenti. Anche sulla storia, infatti, noi proiettiamo le nostre allucinate speranze di eternità.”
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