Di recente ho ascoltato Storie Umane di Matematici di Chiara Valerio del 04/12/2016. La puntata contiene un'intervista a Roberto Natalini sui temi: i sogni dei matematici, l'utopia della matematica e il rapporto tra matematica e realtà.
"Secondo me la matematica è basata su come siamo fatti noi. Se noi pensiamo che i numeri primi siano una cosa naturale è perché abbiamo le dita. Se non fossimo abituati a contare perché dotati, al posto delle dita, di tentacoli protoplasmatici, probabilmente i numeri primi non ci verrebbero neppure in mente. Quindi sicuramente la matematica è una creazione umana come la cultura e forse è più vicina al linguaggio di tante altre attività. Però, attenzione, non è soltanto un linguaggio, perché la matematica parla di qualcosa che è dentro di noi. E sono queste le idee matematiche. Spesso uno si dimentica che prima del simbolismo, prima delle notazioni, prima dei triangoli e dei quadrati disegnati, ci sono delle esperienze di qualcosa che proviamo dentro di noi. E la maggior parte dei matematici lavora così, con delle sensazioni. Sensazioni interne che sono abbastanza scorrelate dai simboli e precedenti ad essi. Poi è chiaro che i simboli e il linguaggio sono uno strumento del matematico, così come i pennelli per un pittore. Senza questi mezzi è impossibile dar forma a delle sensazioni. Però a volte sono identificati con la materia stessa. Ma sicuramente c'è qualcosa di più profondo dietro che forse è la nostra sintesi della percezione della realtà. Insomma, la matematica è forse il modo più efficace per rappresentare la nostra percezione della realtà."
Tutta la puntata è interessante ma più di tutto mi è piaciuta la parte finale in cui Roberto Natalini parla del rapporto tra matematica e realtà. Nella citazione che riporto di seguito affiora un punto di vista vicino a quello cognitivista che George Lakoff e Rafael E. Núñez hanno descritto in "Where Mathematics Comes From". Quello che Pitagora aborriva in Ma i numeri esistono veramente? O sono solo una nostra invenzione?
"Secondo me la matematica è basata su come siamo fatti noi. Se noi pensiamo che i numeri primi siano una cosa naturale è perché abbiamo le dita. Se non fossimo abituati a contare perché dotati, al posto delle dita, di tentacoli protoplasmatici, probabilmente i numeri primi non ci verrebbero neppure in mente. Quindi sicuramente la matematica è una creazione umana come la cultura e forse è più vicina al linguaggio di tante altre attività. Però, attenzione, non è soltanto un linguaggio, perché la matematica parla di qualcosa che è dentro di noi. E sono queste le idee matematiche. Spesso uno si dimentica che prima del simbolismo, prima delle notazioni, prima dei triangoli e dei quadrati disegnati, ci sono delle esperienze di qualcosa che proviamo dentro di noi. E la maggior parte dei matematici lavora così, con delle sensazioni. Sensazioni interne che sono abbastanza scorrelate dai simboli e precedenti ad essi. Poi è chiaro che i simboli e il linguaggio sono uno strumento del matematico, così come i pennelli per un pittore. Senza questi mezzi è impossibile dar forma a delle sensazioni. Però a volte sono identificati con la materia stessa. Ma sicuramente c'è qualcosa di più profondo dietro che forse è la nostra sintesi della percezione della realtà. Insomma, la matematica è forse il modo più efficace per rappresentare la nostra percezione della realtà."