mercoledì 5 giugno 2019

Il concetto di infinito esiste in un universo trascendentale o solo nella mente umana? - What is Mathematics, Really? di Reuben Hersh

Come l'ultima volta rimaniamo sul tema del platonismo in matematica e della dicotomia tra scoperta e invenzione matematica. Ma stavolta il concetto usato come esempio non è il numero ma l'infinito. Come al solito la traduzione è molto libera.

«Anche se considerassimo la somma di tutti i numeri calcolati dagli esseri umani da sempre, otterremo un numero finito. Eppure la matematica è piena di infiniti. La linea R1 è infinita; lo spazio R3 è infinito; N, l'insieme di numeri naturali, è infinito. C’è un’infinità di serie di infiniti. Ci sono punti "all'infinito" sulla linea reale, nel piano complesso, nello spazio proiettivo e, ovviamente, le gerarchie di Cantor di insiemi infiniti, numeri ordinali infiniti, numeri cardinali infiniti.
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Da dove vengono questi infiniti? Non dall'osservazione né dall'esperienza fisica. Escludendo l’esistenza di un universo spirituale o trascendentale separato dal nostro, essi devono necessariamente nascere dalla mente umana.
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Il cervello è un oggetto finito. Non può contenere nulla di infinito. Tuttavia abbiamo idee sull'infinito. Ma la nostra mente non genera l'infinito, genera nozioni dell'infinito. La logica non ci costringe a includere l'infinito in matematica. Euclide, ad esempio, parlava di segmenti di finiti di retta e mai di una retta infinita. Nella teoria degli insiemi è l'assioma dell'infinito che fornisce un insieme infinito. Senza adottare quell'assioma, Frege e Russell avrebbero avuto solo insiemi finiti. A volte escludiamo consapevolmente l'infinito. Una serie infinita convergente è interpretata come una sequenza di somme parziali finite. Sebbene la chiamiamo serie infinita, in realtà siamo interessati alle somme parziali finite. Eppure l'intuizione "senza senso" di sommare infiniti termini costituisce ancora il significato centrale del concetto di "serie infinite".
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A volte ci si chiede che tipo di matematica sarebbe prodotta da intelligenze aliene. Forse tali intelligenze non avrebbero il concetto di infinito, visto che esso è un prodotto della nostra mente ed è assente dalla realtà fisica.»

4 commenti:

.mau. ha detto...

L'infinito nel finito ci sta perché in un certo senso viene impacchettato. Quello che abbiamo in testa non è un coso etichettato "infinito", ma uno schema che ti permette di tirare fuori quanto vuoi.
Immagina di avere un oracolo che emette il valore N con probabilità 1 / 2^N. Non puoi dire che questo oracolo abbia all'interno una quantità finita di numeri, perché potrebbe sempre uscirtene uno più grande.

dioniso ha detto...

Ma, se ho capito bene quello che intendi, quello sarebbe qualcosa di molto simile a uno schema che ti dice: +1.
Cioè, un infinito in potenza ma non in atto, giusto?
L'oracolo che emette il valore N con probabilità 1 / 2^N possiamo immaginarlo ma risusciremmo mai a metterlo in pratica per un N qualsiasi?
Quindi, se non ho commesso errori logici, quello che sostieni non sarebbe in contraddizione con quanto scritto da Hersh: la nostra mente non genera l'infinito, genera nozioni dell'infinito.

.mau. ha detto...

è ovviamente un infinito in potenza, perché non lo prendi tutto insieme. Il punto è che per Hersh il concetto di "nozione dell'infinito" è diverso dall'apeiron aristotelico. Tutt'al più ti posso accettarere che nel nostro universo finito non può esistere quell'oracolo; ma lavorare col grossONE o come diavolo si chiama quel numerone più grande possibile rovina tutta la matematica.

dioniso ha detto...

È vero. Ma trovo molto affascinanti questi temi di filosofia della matematica che mettono in discussione convinzioni che a volte, più o meno inconsciamente, vengono percepite come dogmi di fede.